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Ansia: positiva o negativa?

10 Aprile 2015 — Dott.ssa Angela Pellegrino | Psicologa Roma

Ansia: una parola molto popolare nella nostra epoca. Tutti conosciamo l’ansia: spesso la proviamo, la riconosciamo, la nominiamo!

La proviamo e usiamo espressioni come “Sto in ansia!”; siamo anche in grado di riconoscerla negli altri “Guarda quello com’è ansioso!”; sappiamo addirittura prevedere le situazioni in cui sarà probabile che la sperimenteremo “Domani durante l’interrogazione andrò in ansia e farò una bruttissima figura!”.

Ma conosciamo veramente cos’è l’emozione “ansia”? Da dove deriva, che valore ha per l’individuo, in cosa consiste a livello fisiologico, cognitivo e comportamentale?

Quel che tutti sappiamo di certo è che, la maggior parte delle volte, non ci piace provare ansia, ci fa star preoccupati e sentire male; può arrivare a complicarci la vita e può diventare infine un disturbo di cui soffriamo.

La conclusione comune a cui tutti arrivano a pensare è che l’ansia è nostra nemica!

Ma sarà veramente sempre nostra nemica o forse, talora, può diventare la nostra migliore amica?

Da un punto di vista etimologico, la parola “ansia” deriva dal latino “anxia”, derivato di “anxius”, ansioso, che a sua volta risale al verbo “angere”, ovvero stringere, soffocare.

Da un punto di vista psicologico, il termine ansia definisce uno stato psicofisico caratterizzato da una sensazione di apprensione, di incertezza, di paura e di allarme con anticipazione di eventi negativi mal definiti verso i quali il soggetto si sente indifeso e impotente.

Ma l’ansia è un fenomeno multidimensionale con componenti fisiologiche, comportamentali e cognitive:

A livello fisiologico l’ansia comporta un aumento del battito cardiaco (o tachicardia), aumento della pressione arteriosa, aumento della tensione muscolare, aumento della frequenza respiratoria (o iperventilazione).

A livello comportamentale, le risposte comportamentali più frequenti sono l’ attacco o fuga (evitamento); nel primo caso si affronta lo stimolo, o la situazione, che ci procura ansia (es. affronto la situazione che mi provoca ansia nonostante lo stato d’animo); nel secondo caso decido di rimandare il problema, scappando.

A livello cognitivo i pensieri saranno concentrati sugli aspetti che percepiamo come maggiormente minacciosi; valuteremo in modo irrealistico la situazione, come più “pericolosa” rispetto alla realtà; penseremo alla situazione in modo catastrofico e contemporaneamente, svaluteremo noi stessi e le nostre capacità di far fronte al pericolo e alla situazione stessa (“l’interrogazione andrà malissimo, farò una bruttissima figura e a casa succederà il finimondo! Sono un incapace!”).

Ma perché esiste l’ansia? Che valore ha per l’essere umano? A cosa serve? E’ positiva o negativa?

L’ansia è un emozione e una reazione naturale dell’organismo, geneticamente determinata, che si produce quando siamo di fronte ad uno stimolo o ad una situazione che valutiamo come pericolosa per la nostra sopravvivenza.

È quindi una reazione innata dell’organismo, nonchè universale e utile, che gli consente di prepararsi ad affrontare il pericolo (lo stimolo ansiogeno) attraverso o la risposta di attacco o la risposta di fuga, le due principali risposte che emettiamo quando ci troviamo in pericolo.

E’ difficile oggi, nell’epoca dominata dall’ansia (come stato emotivo e come espressione usata frequentemente) e stress, pensare all’ansia come a qualcosa di funzionale e addirittura utile alla vita. Ma se facciamo un passo indietro e pensiamo all’uomo primitivo, può essere più semplice comprenderne la funzione: è stata proprio l’ansia a permettergli di sopravvivere e, conseguentemente quindi di evolversi, preparandolo o a combattere contro gli animali feroci o a scappare da loro.

Tutti i sintomi fisiologici dell’ansia hanno infatti come scopo quello di aumentare la forza e l’energia dell’organismo, nonché di accelerare le sue capacità decisionali, per prepararlo ad affrontare al meglio il pericolo.

L’aumento del battito cardiaco e della pressione arteriosa servono, infatti, per pompare più sangue, cioè per dare maggiore energia al nostro corpo e per portarlo soprattutto ai muscoli e al cervello. Quest’ultimo dovrà essere ben irrorato di sangue e ossigeno che arriva dall’aumento della frequenza respiratoria, necessaria per poter prendere la giusta decisione il più in fretta possibile; i muscoli si tendono per essere più vigorosi e pronti ad un eventuale scontro fisico o alla fuga; la sudorazione aumenta per rinfrescare il corpo e renderlo più scivoloso, quindi meno afferrabile; la vescica ha bisogno di essere svuotata (da qui il classico fare molta pipì quando si è in ansia) per rendere l’organismo il più leggero possibile; rallenta la nostra funzione digerente (ecco perché possiamo provare nausea) per concentrare tutte le energie del corpo dove servono maggiormente.

Ecco che ognuno dei sintomi dell’ansia, che tanto ci fanno stare male e che odiamo, ha un significato e un valore ben preciso, originariamente non solo non dannoso per l’essere umano, ma addirittura utile ed indispensabile alla sua sopravvivenza.

L’ansia dunque è un’emozione innata, utile, fondamentale.

Ma essa non ha permesso solo all’uomo primitivo di salvarsi dai pericoli che lo circondavano e di evolversi attraverso la percezione e gestione del pericolo ma aiuta ancora oggi gli uomini a salvarsi dai nuovi pericoli.

Pensiamo a un pedone che attraversa una strada, magari un po’ distratto, che vede arrivare all’improvviso un’automobile in velocità o all’uomo delle caverne con davanti un leone feroce; cambiano i fattori ma la situazione è la medesima: vediamo un pericolo, pensiamo che ci sia il rischio di morire, proviamo ansia, l’ansia provoca nel nostro organismo tutta una serie di modificazioni che lo aiutano e lo preparano a gestire al meglio la situazione, decidiamo, ed agiamo, al meglio, ovvero torneremo indietro correndo, andremo in avanti correndo, faremo dei gesti e urleremo e così via.

Vista da questa prospettiva, forse l’ansia non è più quell’emozione negativa che tanto odiamo e di cui vorremmo liberarci totalmente, non è più la nostra nemica.

Tuttavia è vero anche che da compagna di viaggio che ci aiuta a sopravvivere, da migliore amica, essa può diventare una compagna di viaggio che ci ostacola la vita, che ci procura sofferenza, insomma una nemica quando la sua presenza diventa ingombrante.

Se l’ansia cresce troppo, non fa crescere!

Possiamo così distinguere l’ansia in: ansia funzionale e ansia disfunzionale.

La prima è quella di cui abbiamo già parlato, mentre la seconda è quella che si attiva in assenza di un pericolo reale, ovvero di fronte a situazioni o stimoli non oggettivamente pericolosi: quella che proviamo al solo pensiero di dover far qualcosa che appartiene alla vita di tutti i giorni.

L’ansia si definisce disfunzionale anche quando ha un impatto negativo sull’adattamento e sul comportamento delle persone, cioè quando essa è eccessiva, come frequenza con cui si verifica, intensità con cui si manifesta e durata nel tempo.

Ed è proprio quando da funzionale si trasforma in disfunzionale, da amica diventa nemica, che l’ansia diventa capace di provocare dolore e sofferenza nella vita delle persone che ne soffrono, arrivando ad ostacolare i loro progetti di vita e a modificare la loro esistenza.

E questo, purtroppo, accade molto spesso: da uno studio epidemiologico condotto in Italia nel 2014, emerge che quasi due milioni e mezzo di italiani hanno presentato un disturbo d’ansia nei 12 mesi precedenti.

L’ansia si può combattere e vincere, ma questo è possibile solo se si sa (e si vuole) riconoscerla e se non si lascia che trascorra troppo tempo prima di cercare un soluzione adeguata ed efficace al problema.

Lasciare passare troppo tempo rischia solo di veder cronicizzare o peggiorare le difficoltà.

Ed è proprio in questi casi che bisogna assolutamente rivolgersi ad uno psicoterapeuta, per intraprendere un percorso psicologico, capace di gestire ed elaborare questa modalità disfunzionale e nociva di vivere e sentire,  per cancellare dalla nostra vita quell’ansia che ci è nemica e tornare a prendere per mano la nostra vecchia amica ansia.

 

La paura del pericolo è diecimila volte più spaventosa del pericolo vero e proprio, quando si presenta di fatto davanti ai nostri occhi; e l’ansia è una tortura molto più grave da sopportare che non la sventura stessa per la quale stiamo in ansia” .
(Daniel Defoe, Robinson Crusoe)

 

Dr.ssa Angela Pellegrino

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